Costruire relazioni significative e fare sharing sono i pilastri fondamentali per lo sviluppo di un ecosistema turistico dinamico e interattivo.
Nel cuore, quindi, dell’innovazione turistica D.Change emerge come faro di trasformazione digitale e apre la strada a un’era nuova per gli operatori del turismo, le organizzazioni culturali e le comunità: attraverso questo prisma si evidenzia l’importanza di creare connessioni, condividere risorse e lavorare insieme verso obiettivi comuni, delineando il futuro del turismo in un mondo sempre più connesso.
Le possibilità per chi fa parte della rete promossa da D.Change sono varie e diversificate; una delle più significative è quella nata dalla partnership con l’ecosistema E015, progetto promosso dalla Regione Lombardia insieme ad enti del calibro di Confcommercio, Confindustria e le Camere di Commercio, per favorire lo sviluppo turistico e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale-territoriale del nostro Paese.
Il settore del turismo è effettivamente uno degli ambiti in maggiore crescita all’interno dell’ecosistema digitale E015 e i punti di contatto con D.Change sono di rilievo: primo tra tutti, l’intenzione comune di creare soluzioni innovative per il turismo digitale sostenibile e integrato.
In questo frangente, l’ottimizzazione dei percorsi turistici è uno dei primi vantaggi per chi sceglie D.Change: conoscere il flusso, le tendenze e le opportunità dei turisti conferisce la possibilità di strutturare itinerari alternativi pensati per specifiche esigenze, implementare i sistemi di prenotazione visite e canalizzare i turisti in fasce di minor flusso così da garantire una visita adeguata, sviluppare tour virtuali e altro ancora. Tutto ciò direttamente in-app. E per chi ancora non avesse un’app digitale custom, sicuramente all’interno dell’ecosistema digitale potrà trovare chi ha già sviluppato o sta sviluppando una soluzione ad hoc.
Far parte dell’ecosistema consentirà di attingere da esperienze e far capo alle più attente expertise del settore: il team D.Change, infatti, riunisce sotto al suo cappello imprenditori, tecnologi e esperti che possono contribuire significativamente allo sviluppo e alla valorizzazione dei più diversificati progetti turistici. Attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e alle competenze tecnologiche sarà possibile identificare e strutturare soluzioni di Turismo Digitale che rechino con sé attenzioni particolari nei confronti del turismo sostenibile e delle comunità locali; tanto quanto porrà risalto rispetto agli interessi dei turisti: dalle preferenze culinarie alle esigenze per l’alloggio sino alle attività sportive o a specifici percorsi artistico-culturali.
In rilevante sintesi, la piattaforma D.Change mette a disposizione dei propri retisti soluzioni che consentono lo sviluppo di applicativi in grado di analizzare i dati degli utenti e strutturare un’offerta completamente tailor-made definita appunto sulla base di specifiche esigenze.
Se, quindi, da un lato sono i turisti del futuro e la loro soddisfazione il focus dell’intera attività di D.Change, dall’altro i retisti stessi occupano uno spazio di rilievo all’interno della mission della Piattaforma: momenti di scambio, formazione e condivisione sono all’ordine del giorno e permettono di costruire conoscenze e competenze sempre più articolate e diversificate.
Se già di per sé fare parte della rete D.Change rappresenta un vantaggio significativo per tutti gli operatori del turismo che scelgono le competenze dei tecnologi della rete, è vero anche che il sistema D.Change stesso reca con sé tutta una serie di corollari di valore. La relazione e l’interrelazione con l’ecosistema digitale E015 è uno di questi: ampliare, conoscere, condividere e offrire.
Sono queste le parole chiave che guidano le azioni di tutta la Rete e del futuro.
Le sfaccettature entro cui la sostenibilità si esprime sono molteplici: stile di vita, alimentazione, azioni quotidiane, scelta (e possibilità) del mezzo di trasporto prediletto e altro ancora.
Abbiamo parlato di cicloturismo inteso come modalità di esperienza e conoscenza di luoghi durante le vacanze, ma può altresì essere rapportato ad una dimensione più quotidiana e routinaria.
È quindi questo il caso di riferimento se pensiamo ad attività a cui solitamente ci si dedica nelle parentesi alla frenesia cittadina, che possono invece trasformarsi in occasioni di “normalità”, benessere per noi e per il Pianeta. Proprio nel luogo in cui viviamo e passiamo la maggior parte del nostro tempo.
In senso più ampio, si chiama “mobilità sostenibile” l’atteggiamento che ha portato molti di noi, mossi da sensibilità e attenzione rispetto all’attuale crisi climatica, a indirizzare le nostre abitudini verso scelte di “trasporto” più attente al benessere dell’ambiente.
Eludendo per un istante il discorso legato al turismo sostenibile e riflettendo sul “mezzo-bicicletta”, i vantaggi della sua integrazione nella nostra quotidianità offrono orizzonti più che limpidi: da un lato un contributo significativo va alla viabilità e all’inquinamento delle nostre città; dall’altro, contribuisce significativamente al benessere del nostro organismo. Un match che sembrerebbe portare solo a risvolti positivi. E forse è anche così.
Certo, gli interventi in termini urbanistici e una incrementale campagna di promozione della mobilità sostenibile sono elementi che necessitano di essere sempre più all’ordine del giorno, ma gli sforzi, le intenzioni e gli obiettivi in questo versante sono condivisi e vogliono essere raggiunti dalla comunità tutta.
In un discorso a 360°, invece, mobilità sostenibile e turismo sostenibile sono due facce di una stessa medaglia: il primo estende questi principi al settore del viaggio e dell’ospitalità con l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale delle nostre esplorazioni del mondo; il secondo promuove l’uso di mezzi di trasporto eco-compatibili, come la bicicletta, per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita urbana.
I vantaggi di adottare un atteggiamento attento sono molteplici: preservare gli ecosistemi e la biodiversità, favorire l’economia locale e supportare le piccole imprese. Non in ultimo, arricchisce l’esperienza del viaggiatore offrendo un contatto più profondo e rispettoso con la natura.
Cosa significa, quindi, scegliere una mobilità sostenibile?
Per qualcuno, utilizzare la bicicletta non è nulla di nuovo; per altri, invece, è stata una vera e propria rivoluzione.
La scelta di adottare uno stile di vita più sostenibile, compresa la mobilità quotidiana attraverso l’utilizzo della bicicletta, rappresenta un passo importante nella direzione di un futuro più verde. In ottica positivista, questo approccio dovrebbe estendersi a tutti gli aspetti della nostra vita, inclusa la modalità con cui scegliamo di trascorrere le nostre vacanze -come moltissime persone hanno già scelto di fare.
In questa prospettiva, la mobilità sostenibile si trasforma in uno stile di vita che permea tutte le nostre scelte, contribuendo a creare una cultura del rispetto e della cura per l’ambiente che si riflette sia nelle nostre azioni quotidiane che nelle nostre decisioni di viaggio.
Diverse città in tutto il mondo sono riconosciute per le loro iniziative innovative e all’avanguardia nel campo della mobilità sostenibile: le città del Nord aprono l’elenco delle top cities in termini di sostenibilità e mobilità sostenibile, ma anche Singapore, Vancouver e la non troppo distante Barcellona si confermano città all’avanguardia.
La connessione tra la mobilità sostenibile nella vita di tutti i giorni e la scelta di un turismo sostenibile è quindi evidente: entrambe le pratiche sono espressioni di un impegno più ampio verso la sostenibilità. Estendere i principi della mobilità sostenibile al turismo sostenibile è possibile: D.Change, con il progetto #aMiCo26 ®, crea una rete di professionisti del turismo del futuro -un turismo sostenibile, intelligenze e vicino alle più peculiari richieste del settore. Entra a far parte della Rete D.Change e costruisci il futuro insieme a noi.
Il pensiero computazionale, ormai libero da qualsiasi restrittiva identificazione al campo dell’informatica, è inteso oggi come un processo logico-creativo utilizzato per risolvere problematiche di carattere quotidiano mediante metodologie alternative e appartenenti alla sfera della creatività.
N.B. Creativo non è solo il processo dell’artista, del poeta o del pittore. Creativo è il processo utilizzato da tutti coloro che ricercano strade e possibilità altre rispetto a quelle comunemente identificate come “strada maestra”.
Il pensiero computazionale coniuga rigore e precisione matematica a metodologie libere e scevre di sovrastrutture e concetti predefiniti.
In un certo senso si potrebbe dire che #aMiCo26® rappresenta una delle espressioni del pensiero computazionale: nasce da un’esigenza reale e concreta che trova la sua risoluzione attraverso strumenti tecnologici che non si esauriscono nel momento in cui si preme “start”, ma solo nel momento in cui una mente consapevole, umana e creativa entra in connessione con il sistema algoritmico. Il risultato? Soluzioni alla “portata d’uomo”, che raccontano desideri che si possono realizzare.
Non è un caso che #aMiCo26® si serve dell’AI come forma tecnologica umanizzata per affrontare le richieste del turista contemporaneo. Non è un caso che in un contesto dove la soft skill legata al pensiero computazionale è di interesse globale, D.Change, con #aMiCo26®, proponga un sistema di perfetta fusione tra uomo e tecnologia.
Il processo messo in atto da D.Change è una commistione tra saperi scientifici e umanistici che non sono in alcun modo subordinati l’uno all’altro. Al contrario, essi sono complementari e ugualmente indispensabili per la soddisfazione della situazione di origine.
#aMiCo26® è una rete sì di tecnologhi, ma non è a senso unico: non è una rete di codici incomprensibili; non è una rete finalizzata esclusivamente allo sviluppo scientifico. È una rete di competenze orientate all’applicabilità nel mondo di tutti i giorni, che è costituito da pluralità di opportunità e di richieste.
I punti di contatto tra scienza, tecnologia e umanesimo sono molti in #aMiCo26®: non solo la complementarietà uomo-macchina che consente di interpretare e indirizzare le risposte dell’intelligenza artificiale affinché sia rispondente alle specifiche esigenze, ma soprattutto l’origine delle stesse che proviene da fonti assolutamente di natura umanistica.
L’AI impara, scrive e propone a partire da ciò che proviene dal nostro mondo. Senza questo genere di contatto, l’intelligenza artificiale fornirebbe suggerimenti sterili e lontani dall’esperienza comune. Risposte incapaci di soddisfare le esigenze umane.
Grazie al cielo D.Change è fatta prima di tutto da persone in grado di utilizzare correttamente le tecnologie contemporanee per restituire risposte che “parlano la nostra stessa lingua”!
Il progetto va ben oltre l’“oggi”: cerca piuttosto di inserirsi in dinamiche più che attuali e imboccare la strada del futuro.
Le persone che lavorano al progetto #aMiCo26® operano costantemente per soddisfare le esigenze della contemporaneità, ma il gruppo ha bisogno di alimentarsi e arricchirsi costantemente di intelligenze diverse e di fini competenze nel creare legame e sinergia tra metodologie scientifico-tecnologico e creative.
Scopri di più sul progetto ed entra a far parte della rete di D.Change.
Agli inizi del 1900 i rappresentanti delle avanguardie storiche -fossero esse artistiche o letterarie- stendevano il Manifesto del movimento, dichiarazione pubblica e ufficiale, attraverso cui ne venivano dichiarati credo e intenti.
A loro modo, anche le maggiori organizzazioni a tutela dell’ambiente e orientate alla salvaguardia del Pianeta hanno redatto linee guida atte alla comprensione e all’accoglimento di un bisogno necessario alla sopravvivenza della specie.
La necessità di tutelare l’ambiente si estende a tutti gli ambiti della nostra vita e, anche per quel che concerne il turismo del futuro, sono stati delineati dictat imprescindibili i cui principi vertono attorno allo sviluppo sostenibile, al turismo lento, all’importanza della valorizzazione territoriale e alla promozione di attività turistiche sostenibili.
E’ stato, a tutti gli effetti, definita una nuova traiettoria per il turismo contemporaneo.
“Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogno del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri[1]” e ancora “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale e artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività social ed economiche[2]”. Non in ultimo, già nel 1995 l’Onu si esprimeva così all’interno dell’Agenda 21 per l’Industria del Turismo: “I viaggi e il turismo devono contribuire affiché le persone possano condurre una vita sana e attiva, in armonia con la natura; i viaggi e il turismo devono basarsi su modalità di consumo e di produzione sostenibili; […] lo sviluppo del turismo deve riconoscere e sostenere l’identità, la cultura e gli interessi della popolazione locale”.
Quali sono scelte che il turista contemporaneo può prendere in considerazione per perseguire il più possibile le buone norme di salvaguardia del Pianeta?
Un turismo frenetico, impaziente e spesso compulsivo è per molti un lontano ricordo: è il ricordo di una vita passata che assicurava sì un’esperienza ricca, piena e orientata a conoscenza e condivisione, ma allo stesso tempo andava a braccetto con pratiche turistiche ben lontani a quelle necessarie a garantire un’attività sostenibile.
Sono molte le influenze che spostano e mutano i desideri del turista contemporaneo, prima tra tutte l’influence marketing, ma anche una sempre più radicata consapevolezza e coscienza che che la natura, la bellezza e la storia che ci circondano non sono mura indistruttibili, bensì radici profonde da calpestare.
Nascono quindi nuove forme di turismo, come quello lento, che puntano l’attenzione sull’esperienza del viaggio inteso in ottica di rispetto, conoscenza e arricchimento personale.
Cresce la necessità per il turista contemporaneo di vivere veramente il luogo in cui sceglie di passare le proprie vacanze; cresce la necessità di mantenere il contatto stretto con la natura; cresce il desiderio di costruire il proprio “luogo di evasione” lontano dalle mete commerciali e dal sovraffollamento cittadino. Non a caso, anche la domanda di case-vacanze in località montane è cresciuta in maniera esponenziale (nonostante i prezzi siano aumentati anche del 20% in alcuni paesi!)[3]. E non sono solo gli italiani a richiederle, ma anche stranieri che si innamorano dei paesaggi alpini e delle opportunità che quelle località offrono.
Il turismo lento non è da intendersi come un’esperienza sbrigativamente detta “zen” o “spirituale”, anzi: le attività privilegiate dal turismo lento abbandonano la velocità per dedicarsi ad una maggiore vicinanza alla natura e ad una maggiore attenzione alla sostenibilità, sia essa espressa attraverso la scelta del mezzo di trasporto, alle scelte culinarie o all’utilizzo di altro ancora.
In particolare, molti turisti hanno individuato nel cicloturismo il perfetto alleato del turismo sostenibile: lo scelgono non solo per il suo naturale basso impatto ambientale, ma soprattutto perchè mette in moto (senza inquinare) tutta una serie di esperienze e sensazioni collaterali che incarnano perfettamente lo spirito del turista contemporaneo.
Ma cos’è, esattamente, il cicloturismo? Non è solo “l’attività di coloro che viaggiano in bicicletta”. E’ un’esperienza a 360° che offre infinite possibilità sia se vissuta singolarmente sia se vissuta con altre persone; viene prevalentemente proposta da enti locali che intendono promuovere le peculiarità del proprio territorio ed esclude il raggiungimento della meta come fine ultimo dell viaggio. Al contrario, chi pratica cicloturismo vede negli “step intermedi” una vera e propria costellazione di opportunità in grado di creare contatto diretto con il territorio ed esperienze uniche nel loro genere: home-cooking, visite guidate, attività in fattorie didattiche, esperienze di apicoltura, trekking specifici e chi più ne ha ne metta.
Sebbene il cicloturismo consenta di entrare davvero in contatto con il territorio e di conoscerne luoghi di difficile esplorazione, esso è anche in grado di integrare più frangenti del turismo in ottica di sostenibilità ambientale e di condivisione sociale: chi si sposta in bici, infatti, spesso sceglie come mezzo di trasporto il treno per spostarsi da una località all’altra; chi si sposta in bici, sceglie di portare con sé il giusto e indispensabile; chi sceglie il cicloturismo ha cura e rispetto del prossimo e dell’ambiente che lo circonda.
Il cicloturismo rappresenta a tutti gli effetti una valvola in grado di innescare tutta una serie di scelte environment-friendly.
Conoscerle tutte o vederne in anticipo le sfaccettature non è facile.
Certo gli operatori del turismo potrebbero stilare un elenco di hotpoint da tenere in considerazione ogni qualvolta un cliente si affacci alla porta del negozio o navighi sul sito della propria agenzia di viaggi.
Ma se esistesse invece una rete fitta, dinamica e altamente specializzata di tecnologi in grado di creare terreno fertile, opportunità vantaggiose per tutti coloro che operano ad altri livelli del turismo e fossero quindi in grado di offrire -attraverso l’intelligenza artificiale- una risposta immediata e mirata alle esigenze del consumatore finale? Certo, forse in quel caso gli operatori del turismo abbandonerebbero foglio e penna e si affiderebbero ad esperti del settore.
Molti di loro si affidano già alle competenze della rete di D.Change. Altri ancora restano fedeli al “turismo classico”.
Entra a far parte della rete D.Change.
Per il turismo del futuro.
Per il futuro a ruote verdi.
[1] Gro Harlem Brundtland, 1987.
[2] https://www.coe.int/it/web/cultural-routes/world-tourism-organization
[3] https://www.ilsole24ore.com/art/in-montagna-cresce-domanda-case-ma-piu-piccole-AFYFc93B?refresh_ce=1
Abbiamo una sola Terra. E i turisti contemporanei lo sanno bene.
La tematica della sostenibilità ambientale è una bolla quasi infinita entro la quale è possibile inscrivere più di una sfaccettatura della questione: dall’attenzione al territorio alla salvaguardia dell’ambiente sino alla messa in pratica di semplici accorgimenti, gesti del quotidiano che ormai tutti noi eseguiamo in maniera quasi automatica.
Quando si viaggia, una parte di noi vorrebbe “sentirsi a casa anche lontano da casa”: quale migliore occasione per gli operatori del turismo (quelli illuminati) di considerare la sostenibilità come un faro, come una conditio sine qua non, che caratterizzi le proprie offerte turistiche?
L’interesse sul tema si esprime attraverso atteggiamenti di ordine e grado differenti: attenzione al consumo di acqua, corretta gestione della raccolta differenziata, cibi a Km0, biologici e altro ancora.
Ma un’altra inclinazione, che interessa italiani e stranieri in quasi egual misura, è quella del “turismo lento”, o slow tourism -per essere più cosmopoliti.
Il turismo lento è una delle espressioni del turismo contemporaneo che vede nelle attività all’aria aperta, nella fuga dalla frenesia urbana e nell’adozione di mezzi di trasporto a ridotto impatto ambientale una scelta ecologica, rilassante e adatta più o meno a chiunque.
Ma cosa spinge il turista di oggi a scegliere una forma di vacanza che, forse fino a non troppo tempo fa, sarebbe stata associata ad un target specifico di appassionati di natura, escursioni e avventura? Sicuramente la necessità di rompere le righe rispetto ad una vita assolutamente dedita al lavoro, al dinamismo e alla velocità sono elementi alla base delle nuove scelte di viaggio; inoltre il periodo pandemico ha costretto tutti noi a chiuderci in casa e a farci, forse, comprendere il valore di stare all’aria aperta, l’importanza della valorizzazione dei luoghi, ma soprattutto a farci sentire la “mancanza di casa”, nonostante fossimo sempre in casa. Non solo: tutti quanti hanno dovuto accettare che la vita rallentasse fino a fermarsi di fronte a qualcosa di incontrollabile.
E forse, rallentare ha fatto bene alla natura, ma anche a noi.
Sicuramente, però, è stato il pretesto per scuotere l’uomo di fronte all’incapacità di controllare il mondo che cambia, la natura che chiede aiuto. Un po’ tutti quanti, quindi, abbiamo iniziato davvero a riflettere sulle nostre azioni -a livello micro e macroscopico-; e conseguentemente le nostre scelte di viaggio ne sono state inevitabilmente influenzate.
Il settore del turismo, che è stato uno dei settori economici maggiormente colpiti, ha saputo però reagire adattando e riformulando esperienze di viaggio che conferissero valore anche alla sostenibilità ambientale e che andassero incontro alle nuove esigenze dei viaggiatori.
Un cambiamento necessario che si è tuttavia rivelato ricco di risvolti positivi: da un lato, la diffusione di un turismo diverso da quello classico ha permesso anche a realtà imprenditoriali più piccole e più locali di alzare la mano e mostrare le potenzialità legate alla conoscenza specifica del territorio, promuovendo visite culturali e territoriali, organizzando attività enogastronomiche, percorsi di cicloturismo alla scoperta di luoghi mozzafiato o esperienze più intime legate alla profonda conoscenza del luogo stesso. Lo slow tourism ha, di fatto, favorito un “turismo per tutti”, un turismo in grado di far emergere anche realtà familiari che prima erano fortemente penalizzate dalla velocità. Dall’altro, il turismo lento ha legittimato una forma più spontanea di viaggio, dedicato unicamente a conoscere luoghi, fare esperienze significative, ma soprattutto vivere il viaggio come un momento di arricchimento e relax e non solo di spostamento.
Le forme di turismo si sono moltiplicate al punto tale che qualcuno potrebbe associare il turismo contemporaneo ad una Torre di Babele: scostante, variegata, indecifrabile.
Certo chi lo pensa non ha tutti i torti… e una guida potrebbe sempre tornare utile.
È questa l’idea alla base del progetto #aMiCo26®, piattaforma tecnologica per la digitalizzazione del turismo, che si impegna a creare un tessuto di strumenti tecnologici con l’intento di favorire e aiutare gli operatori del settore turistico a proporre un’esperienza di viaggio personalizzata, al passo con i tempi, ma soprattutto diversificata in base alle esigenze del singolo. Tutto questo grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Noi di D.Change siamo certi di una cosa sola: nel corso degli anni il turismo cambierà volto più e più volte, ma per chi farà parte di una rete dinamica fatta da professionisti lungimiranti, ogni cambiamento sarà la spinta per adattarsi alle nuove evoluzioni del mercato e soddisfare al meglio le esigenze degli operatori del turismo e dei viaggiatori.
Scegli D.Change.
Scegli #aMiCo26®.
Recita così uno dei proverbi più famosi della storia e che reca con sé un’intrinseca propensione ad adattare (o adeguare) i propri comportamenti in base al luogo di provenienza.
Non solo comportamenti, ma anche attitudini, modi di pensare, ma soprattutto di scegliere e pianificare. Il turista contemporaneo è una figura poliedrica, che si modula a seconda del paese di provenienza e che richiede attenzioni specifiche in base al proprio background.
Secondo una delle più autorevoli indagini[1] del 2023, le scelte che il turista compie dipendono spesso dal luogo di provenienza: dati alla mano, una fetta importante di italiani e di tedeschi predilige di gran lunga la vacanza al mare; mentre francesi, spagnoli e inglesi si spostano principalmente mossi dal desiderio di allontanarsi dal caos cittadino, alla scoperta di luoghi di cultura, peculiarità territoriali e attività all’aria aperta.
Non solo, anche la scelta di intraprendere un viaggio da soli piuttosto che con la famiglia, partner o amici è una scelta che viene spesso influenzata dalle proprie origini. Certo non è possibile e non sarebbe nemmeno corretto fare di tutta un’erba un fascio, ma è vero anche che per gli italiani e i compagni d’Oltremanica, il concetto di “viaggio di famiglia” è molto più sentito rispetto a spagnoli e tedeschi che favoriscono i viaggi di coppia.
Non fa eccezione la voce “Booking Range” secondo la quale anche le tempistiche di prenotazione del viaggio stesso risentono l’influenza della destinazione di partenza dei viaggiatori: da chi prenota il proprio soggiorno con soli tre giorni di anticipo a chi con sei mesi di margine.
Se conoscere lo “ius soli” del viaggiatore può aiutare gli operatori del turismo a muoversi tra i meandri dei desideri, sono proprio gli aspetti comuni a tutti i vacanzieri gli elementi che, se tenuti in considerazione, possono consentire di intercettare l’utente proprio nella fase iniziale di “smarrimento”.
Il tourist journey della contemporaneità, ossia le tappe metaforiche che conducono alla prenotazione di un viaggio, toccano elementi condivisi da tutti i turisti:
Per chi lavora nel digitale, la situazione non può che essere rassicurante: per tutta la totalità del tourist journey, l’utente si confronta con Internet, con le piattaforme digitali, con blog di settore, con canali di approfondimento.
La rete di D.Change può ricoprire un ruolo cruciale in questo contesto: creare una piattaforma dinamica e in evoluzione, crei le tecnologie atte ad intercettare i desideri, ma soprattutto i cambiamenti del turista contemporaneo è una carta che può essere giocata nei confronti di tutti gli operatori del settore del turismo affinché abbiano strumenti all’avanguardia, aggiornati e aggiornabili per conoscere e soddisfare le richieste dei propri clienti: i turisti. Chi ha scelto D.Change viene da luoghi diversi, ma sicuramente va verso una direzione comune: quella del turismo del futuro.
[1] Turismo e digitale. Partire dalla comprensione dei bisogni della domanda per promuovere un’esperienza della vacanza innovativa e personalizzata. Survey e profilazione psicografica a cura di NeosVoc, 13 giugno 2023.
Uno dei motivi per cui i sistemi di intelligenza artificiale stanno diventando sempre più parte della nostra quotidianità è la loro capacità di essere così simili a noi.
Sono simili nel modo di parlare, di relazionarsi, di fornire suggerimenti, ma soprattutto di amalgamarsi quasi impercettibilmente ai nostri comuni modi di desiderare.
L’obiettivo primo per tutti coloro che “vivono il contemporaneo” è quello di riflettere su specifici processi tecnologici al fine di ottimizzare ciò che già esiste, valorizzandone le peculiarità e, allo stesso tempo, comprendendo i nuovi strumenti a loro disposizione.
Con #aMiCo26® sono stati tracciati presupposti e obiettivi ben chiari e concreti per l’applicazione dell’AI al settore del turismo, creando una rete di tecnologi in grado di condividere il proprio expertise e creare strumenti adatti a chi struttura esperienze di turismo.
Desiderare di viaggiare e sognare una meta turistica è il primo passo verso la concretizzazione della richiesta, e nei secoli gli strumenti che ne hanno veicolato il desiderio sono cambiati e si sono trasformati. Se è vero che “tutto ciò che esiste era già stato inventato dai greci”, è ragionevole credere che qualche reminiscenza del passato riesca ancora ad emergere nel mondo contemporaneo.
Il viaggio narrativo con D.Change è iniziato con un veloce excursus sul Grand Tour del settecento/ottocento, per poi riflettere sulla trasformazione del turista e del suo modo di desiderare di spostarsi fino a per giungere ad ora, momento in cui è la fotografia delle origini, che velocemente ha sostituito il dipinti tascabili, a diventare pretesto e collante per parlare di nuove tecnologie ed intelligenza artificiale basata sul principio cardine del “vedere per credere” … e creare.
Il viaggio nasce nella mente, si traduce in parole e si concretizza in scelte e azioni.
Funzionava all’incirca così il principio di esistenza dei dipinti tascabili -presto sostituiti grazie
all’evoluzione tecnologica della fotografia: piccole immagini in formato tascabile che le persone più abbienti portavano a casa dopo lunghi viaggi culturali o di piacere. Mostravano queste piccole cartoline raffiguranti paesaggi, scorci di città o volti di persone a coloro che li attendevano a casa. Utilizzavano le parole per raccontare e le immagini per rendere tangibile la propria esperienza. Talvolta, chi ascoltava, veniva improvvisamente mosso dal desiderio di visitare proprio quel posto.
Midjourney non è un dipinto e non è nemmeno una fotografia; tantomeno una tecnologia pensata per il turismo; è una tecnologia pensata per il mondo dell’arte. Ma se è vero che il secondo nome della Contemporaneità è Interdisciplinarità, è altrettanto vero che Midjourney rappresenta oggi uno strumento per riflettere su come l’intelligenza artificiale sia davvero in grado di creare -in ogni campo della sua applicazione- possibilità di riflessione e vantaggio concreto per chi ne comprende il potenziale, senza esserne spaventato.
Midjourney è un laboratorio di ricerca fondato nel 2022 con l’obiettivo di tradurre parole chiave in immagini, sfruttando un algoritmo “text to image”. Midjourney è quello che potremmo definire un dizionario di parole in grado di rendere visibili, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le cose che desideriamo.
E se le parole chiave utilizzate descrivessero un viaggio?
Questa intelligenza artificiale è infatti in grado di codificare le parole (chiaramente inserite secondo un certo ordine, una certa formattazione e un codice specifico) e creare un’immagine reale-irreale, frutto dei desideri dell’utente.
Benché Midjourney abbia natura e intenti differenti e che chiaramente non rappresenti un parallelismo diretto con il capitolo di interesse di D.Change, è possibile riscontrare in questa metodologia elementi comuni agli obiettivi promossi da #aMiCo26®.
La piattaforma tecnologica si serve, infatti, del potenziale dell’AI per dare al turista esattamente ciò che desidera in quel momento.
Raccogliere dati, collettarli, renderli fruibili, creare un senso di esistenza e traduzione degli stessi altro non è che il corrispettivo del processo generativo di prodotti o servizi “a immagine e somiglianza” dei nostri desideri e delle nostre aspettative.
Gli operatori del turismo che si affidano alle tecnologie di intelligenza artificiale hanno ora la possibilità di scoprire e conoscere ciò che i propri clienti desiderano, costruendo una proposta per vivere un’ esperienza indimenticabile che tramuti i loro “sogni” in una realtà vissuta e partecipata.
Vedere per credere… e provare.
D.Change, la piattaforma per la digitalizzazione del turismo.
“No man is an island”.
Non scomoderemmo John Donne se non ci permettesse di approfittare dei suoi versi per ragionare sulle dinamiche di business e mercato che caratterizzano la contemporaneità.
Il poeta inglese del ‘500 li propone come metafora di uno stato d’animo di solitudine che abbraccia tutti quanti nei momenti di difficoltà, e sostiene che nessun individuo può risolvere la propria condizione se si pensa solo e svincolato dal contesto che lo circonda.
Non è forse questa solo una maniera differente per parlare di ecosistema?
Esistono gli ecosistemi naturali ed esistono gli ecosistemi umani; esistono ecosistemi definibili in senso più ampio che implicano relazioni e collaborazioni tra forme differenti, che sfruttano sistemi e metodologie univoche per raggiungere obiettivi comuni.
Per riferirci ad aree semantiche e tematiche più vicine al mondo del mercato, basti pensare al concetto di coopetition: il termine deriva da due parole inglesi (cooperation e competition) che, insieme, restituiscono un concetto perfettamente calzante nella descrizione del panorama contemporaneo ad ogni suo livello espressivo.
La coopetition descrive, infatti, la condizione per cui più entità lavorano in sinergia mettendo in campo tutte le loro forze e generando così un bacino di servizi, strumenti, dati ed informazioni.
L’obiettivo è quello di favorire un approccio collaborativo e altamente professionale che consenta a tutti gli attori dell’ecosistema di beneficiare di quanto creato. Si tratta, a tutti gli effetti, di uno specifico approccio di mercato nel quale “la molteplicità di soggetti indipendenti collaborano su alcuni aspetti, per poter essere più competitivi sul mercato”.
Fino a qualche anno fa, al suono della parola “coopetition” (ammesso e concesso che qualcuno potesse davvero sentirla) nelle menti di qualcuno si sarebbe generata l’immagine di un gruppo di imprenditori di un certo livello che condividono idee, conoscenze e contatti.
Oggigiorno l’immagine è la medesima, ma i professionisti non sono più solo seduti attorno ad un tavolo. Collaborano e generano ancora scambio, ma si affidano all’intelligenza artificiale.
Attraverso le nuove tecnologie e, in particolare, attraverso l’intelligenza artificiale è possibile generare un bacino comune sempre più grande, sempre più sofisticato e sempre più particolareggiato a cui coloro che aderiscono all’ecosistema di base possono attingere al fine di migliorare la propria esperienza di business e affinare la propria offerta di mercato.
Raccogliere in un unico contenitore digitale le migliori proposte, definite secondo un algoritmo intelligente, significa mirare dritto all’obiettivo e ai desideri di chi decide di affidarsi proprio all’esperienza della tua azienda e del tuo team.
E se esistesse una piattaforma digitale che unisce tutti gli imprenditori del settore del turismo, generando un ecosistema articolato, in continua trasformazione e che si arricchisce ogni giorno sempre di più grazie a precisi strumenti di indagine?
#aMiCo26® è la piattaforma che si pone come obiettivo quello di creare una vera e propria community fatta di persone, idee e progetti che si servano delle nuove tecnologie e degli strumenti a propria disposizione per accedere a mercati che prima d’ora risultavano inaccessibili.
Non solo business, ma anche società e persone.
Potresti far parte anche tu dell’arcipelago di #aMiCo26®.
Proprio adesso.
In quale modo i social media trasformano e influenzano il turismo contemporaneo? E soprattutto, quali sono al giorno d’oggi i criteri che determinano la scelta della destinazione di viaggio?
La digitalizzazione, Internet e i social network hanno rivoluzionato in maniera insindacabile il paradigma del viaggiare e del viaggiatore e, attualmente, ogni elemento ne è inevitabilmente influenzato.
Il 2010[1] è il momento della svolta: è l’anno in cui il turista “del fare” viene messo in ombra dal turista “del sentire”: il turismo relazionale, di cui la Generazione Y e i Millennials sono promotori attivi, è caratterizzato da obiettivi di esperienza che scaturiscono dal desiderio e dalla necessità di viaggiare.
In questo contesto, social media come Instagram, in cui l’esperienza, la scelta dell’immagine e il punto di vista dell’utente (UGC – User Generated Content) sono elementi cardine, diventano non solo punto di riferimento, ma canali attraverso cui molte persone scelgono la propria destinazione turistica. In questo scenario, l’UGC diventa a tutti gli effetti una delle più apprezzate e diffuse forme di promozione turistica.
Non solo. Una delle peculiarità della piattaforma è quella di accompagnare il turista nel suo viaggio… ancora prima che questo avvenga: dreaming, planning, booking e sharing.
Queste quattro fasi assumono ulteriore valore nel momento stesso in cui ci si rende conto che l’intrinseca caratteristica di alcuni social media, di cui Instagram ne è appunto capofila, è proprio la capacità di influenzare la scelta della meta turistica: non solo chi pubblica, ma spesso ciò che viene proposto (spesso senza realmente farlo) al pubblico, crea un livello di interesse che raramente è possibile raggiungere.
La piattaforma istruisce, illustra e suggerisce all’utente le mete più in voga, i posti più esotici o desiderabili che almeno una volta nella vita devono essere visitati. La fase di sharing innesca inoltre un ulteriore aspetto chiamato “travel bragging”: viaggiare per vantarsi.
Il successo di un viaggio scoperto tramite Instagram (e del rispettivo Influencer Marketing che ha fatto sognare i propri follower) è determinato dai risultati delle metriche di engagement come like e commenti; come un disegno infinito, più l’intento viene avvicinato, più persone ne vengono impressionate e più viene modulata la scelta delle destinazioni turistiche. Di colpo, tutti si trovano nella calda Sicilia o tra le affollate viuzze del centro storico di Napoli; improvvisamente, chiunque desidera spostarsi in Islanda per ammirare l’eruzione di un vulcano ha la possibilità di trasformare in realtà ciò che fino a qualche mese prima era solo un sogno.
Tutto è spettacolare, quasi inarrivabile.
Tuttavia, anche nel mondo delle infinite possibilità, c’è sempre un “ma”: offrire troppe soluzioni indubbiamente genera volume, ma la vera forza di un’offerta si raggiunge solo attraverso la personalizzazione della stessa; se è vero che Instagram fornisce infiniti spunti di viaggio, è vero anche che l’AI e i suoi algoritmi hanno dato vita alle cosiddette “smart destination”, ossia “destinazioni algoritmiche” interamente tailormade, basate su un portafoglio dati e legate ai “desiderata” specifici dell’utente.
Il progresso tecnologico e le sue integrazioni hanno reso possibile il concetto di viaggio come ecosistema di servizi, infrastrutture e opportunità interconnesse. Tutto ciò senza rinunciare all’importanza della UX, sia dal punto di vista cognitivo che emozionale.
Per gli imprenditori o per gli operatori del settore turistico non possono esserci ulteriori indugi: questi sistemi integrati permettono di raccogliere tutti i dati necessari al fine di definire una proposta turistica in linea con le richieste dell’utente, favorendo un turismo sempre più dedicato e giovando significativamente alla reputazione dell’ente proponente.
Sistemi integrati di intelligenza artificiale, realtà aumentata o realtà virtuale non sono in antagonismo rispetto a piattaforme come Instagram. Al contrario, nell’era dell’interconnessione, ogni strumento è di supporto se sfruttato nella maniera ottimale.
Come farlo, se non tramite partner affidabili che promuovono la condivisione delle conoscenze e soprattutto delle competenze? #aMiCo26® offre tutto il suo expertise per generare soluzioni all’avanguardia e affiancare professionisti del settore nella sfida al turismo contemporaneo.
All’interno della proposta ASSINTEL, D.Change organizza un ecosistema di supporto e garanzia per gli operatori del turismo che, attraverso la conoscenza e la condivisione di know-how, dati e strategie, è in grado di intessere relazioni virtuose per una proposta di eccellenza.
Scegli #aMiCo26® e costruisci la tua forma di turismo digitale.
[1] J. Ejarque, Social Media Marketing per il turismo: come costruire il Marketing 2.0 e gestire la reputazione della destinazione. Hoepli Editore, 2015.
“Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal proprio tempo[1].
Recita così Giorgio Agamben, filosofo italiano, durante la lezione di apertura del corso di Filosofia Teoretica presso l’Università di Venezia IUAV (A.A. 2006-2007).
Le sfide sono innumerevoli e in continua trasformazione; quella più grande, però, risiede nella capacità di vedere da lontano i cambiamenti che si avvicinano e nel prepararsi all’innovazione.
In epoca post pandemica l’uomo-imprenditore si trova a fronteggiare due grandi questioni: la transizione ecologica e la transizione digitale, obiettivi che vanno di pari passo e che si supportano vicendevolmente.
Secondo UnionCamere la pandemia ha accresciuto i divari territoriali, di genere, di età e fra i settori produttivi, ma il digitale deve considerarsi “La leva per ridurli”[2].
La transizione digitale non è avvenuta e non avverrà.
La transizione digitale sta avvenendo e bisogna saperne cogliere il potenziale, consapevoli delle rivoluzioni che essa sta provocando e delle nuove logiche che ne muovono la natura; si tratta di una condizione che abbraccia noi tutti senza distinzione, in grado di creare valore e legame tra esigenze di mercato, dell’azienda e del cliente.
Una triade che non deve decisamente essere sottovalutata.
Il settore del turismo è uno dei settori che maggiormente viene interessato dalle tecnologie digitali, innumerevoli e applicabili su più versanti.
D.Change si inserisce in questo scenario come miccia e collante per affrontare la transizione digitale.
Perché è importante conoscere i vantaggi e sfruttare le potenzialità del digitale?
Il panorama nazionale è sempre stato caratterizzato da una forte classificazione industriale, dettata sia dalla geolocalizzazione delle attività stesse che dall’insita tradizione “di padre in figlio”, che ne ha accresciuto notevolmente il divario dimensionale e potenziale.
Ridurre quindi le distanze tra piccole, medie e grandi imprese è il primo degli aspetti che si possono affrontare con il supporto della digitalizzazione: l’integrazione di tecnologie avanzate è un tassello fondamentale per creare legami, inter-connessioni e opportunità accessibili a qualunque tipologia di azienda, tutti elementi fondamentali per chi si occupa di turismo.
Chiunque sia mosso da queste intenzioni può ora attingere a diktat e dinamiche di mercato che prima erano inaccessibili: l’utilizzo dell’intelligenza artificiale o della robotica sono leve che possono contribuire in maniera significativa tanto all’efficientamento di attività già in corso all’interno dell’azienda stessa, quanto alla costruzione di nuovi scenari di azione in&out, fisici o digitali.
Vivere il/in digitale significa appartenere ad una rete virtuale, dinamica e sempre all’avanguardia in termini di risorse e potenzialità; se è vero che “ecosistema” è la parola del nostro tempo, è vero anche che stare al di fuori di esso significa perdere una fetta ragguardevole di opportunità di spessore.
D.Change ha saputo cogliere al volo tali opportunità, organizzando una piattaforma tecnologica interattiva e di supporto alle attività degli enti turistici che vedono nel “fare rete” la chiave di volta verso il turismo del futuro. Con il progetto #aMiCo26®, D.Change punta tutto sulla triade, intesa ora come elemento a unico comune denominatore, in grado di spostare i vecchi equilibri e crearne di nuovi.
Gli elementi sopracitati sono un incentivo che stimola riflessioni altre, ma non possono esprimere in toto il valore del vivere il “qui ed ora” con lungimiranza e profondità; rappresentano piuttosto la messa su carta (o su schermo) dei traguardi che si possono raggiungere e degli obiettivi perseguibili in ottica di digitalizzazione e avanzamento tecnologico.
Prima ancora di vedere la meta, è necessario comprendere a fondo le potenzialità del viaggio: #aMiCo26® è sì una piattaforma tecnologica attraverso cui creare nuove opportunità di business, ma prima ancora è un hub fatto di persone, idee e progetti.
Raccontaci il tuo. E facciamo rete.
[1] G. Agamben, Che cos’è il contemporaneo? , Edizione Nottetempo, 2008.
[2] https://www.unioncamere.gov.it/